Le classi 1A e 1G in visita ai Luoghi Manzoniani

Chi mai si sarebbe aspettato che ci saremmo potuti divertire così tanto in una giornata parlando di letteratura?

 

 

 Ebbene sì:  qualche giorno fa noi della 1ªALS, con i nostri coetanei della 1ªGCAT, siamo andati a visitare i luoghi manzoniani e abbiamo trascorso una giornata indimenticabile (No, non ci pagano per dirlo!)

 In primo luogo, in mattinata, abbiamo visitato Villa Manzoni, e là abbiamo capito subito come il nostro caro “don Lisander” (Alessandro, in dialetto milanese, come lo chiamavano i suoi contemporanei) avesse una passione per il vino e per il tabacco. E ciò lascia una questione aperta: assumeva queste sostanze prima o dopo l’attività della scrittura? 

Scherzi a parte: questo luogo ci ha fatto scoprire tanti aspetti che il tradizionale approccio scolastico non evidenzia.

 

 Il Manzoni aveva una personale cantina, nella quale produceva e custodiva vino che voleva far competere con quello francese.

Possedeva addirittura un giardino botanico ricco di piante anche esotiche, al tempo difficili da trovare: Manzoni aveva una vera e propria passione per la flora, e arriverà a definirsi un botanico.

 Abbiamo anche scoperto come il suo romanzo abbia una sorta di appendice di cui non tutti conoscono l’esistenza: stiamo parlando del Saggio “Storia della Colonna Infame", nella quale l’autore denuncia come siano state trattate le persone che nel XVII secolo contraevano la peste e che venivano sospettate di averla diffusa. Si tratta di una pagina buia della “nostra” Storia, che Manzoni ha voluto denunciare.

Villa Manzoni nel 1818 venne  venduta dallo scrittore alla famiglia Scola, che si tramandò questo possedimento di generazione in generazione, cercando di mantenerla più fedele possibile all'originale  a vantaggio dei visitatori futuri. 

 

La classe 1^ A nella Cappella di Villa Manzoni
La classe 1^ A nella Cappella di Villa Manzoni

Dopo questo inizio di giornata accattivante, ci siamo spostati a Pescarenico, il  borgo dove il Manzoni colloca il convento di Fra Cristoforo e dei suoi confratelli  cappuccini. Al tempo Pescarenico era un villaggio di pescatori, da cui pare Manzoni abbia colto alcune ispirazioni... basti pensare al cognome di Renzo, "Tramaglino": sembra  provenga dalla parola “tramaglio”, che indica la rete dei pescatori.

La “Lucia”, la tipica imbarcazione del Lago presso il  ramo di Lecco

 

Dopo un buon pranzo e una meritata pausa, ci siamo recati, con molta fatica, alla Rocca dell'Innominato. Quest'ultima è situata in cima ad una montagnola che sovrasta Somasca, e l'unico modo per raggiungerla è una lunga scalinata, che abbiamo affrontato con coraggio, e fiatone…

 

 La Rocca dell’Innominato, sopra Somasca

Nell’ascesa ci siamo imbattuti nel santuario di San Girolamo, protettore degli orfanelli, che, secondo i racconti agiografici, si stanziò proprio a Somasca per offrire rifugio ai bambini rimasti orfani, e che compì anche vari miracoli. Uno di essi consisteva nell'aver trovato una sorgente d'acqua dietro un macigno -  noi siamo riusciti a bere un sorso di quell'acqua, che, dopo tutte quelle scale, ha rappresentato per noi il “miracolo” di cui avevamo bisogno. 

Una volta raggiunto, faticosamente, il Castello, abbiamo dovuto tutti ammettere una cosa: ne era valsa la pena. La vista è mozzafiato, nonostante si trovi solo a 180 m dal livello del lago; addentrarci tra le rovine del castello dell'Innominato ci ha fatto davvero sentire come se fossimo entrati nel romanzo. 

 

Così  è terminata la nostra “uscita didattica”, che è stata anche una vera e propria gita; che ci ha fatto scoprire un'infinità di aspetti nuovi e inediti per noi; che, soprattutto, ha rafforzato il nostro legame con gli insegnanti e con i compagni. 

Autori: Simone Cerveri, Samuele Paschino, Diego Agresta